domenica, gennaio 07, 2007

L'aria salata


Mammamia che vaccata!!! Giorgio Pasotti? ma chi è? Ho buttato nel cesso 7 euro per andare a vedere questa vaccata, ma dopo tutto me l'aspettavo... è uno di quei soliti film italiani pseudo-culturali che vogliono fare "rinascere" il nostro cinema...seee... Credo che questo sia stato uno dei film più prevedibili e senza senso che io abbia mai visto. La solita storia di 'sto ragazzo cresciuto senza padre e lo rincontra in galera, il padre ovviamente non si ricorda di lui e poi una serie di eventi tragici che protano alla morte del padre. Veramente prevedibile, quando sono entrato al cinema ho detto: "secondo me il padre muore, o in carcere o fuori, ma muore."

E poi scusate Giorgio Pasotti? Faceva quella cagata di Distretto di Polizia fino a un paio di anni fa... e ore si mette a fare questo genere di film? Ma per piacere... sempre questi ruoli da scassapalle introverso e sull'orlo del suicidio... Giorgio Colangeli, invece, un bravo attore, difatti ha vinto pure un premio al Festival internazionale di Roma; diciamo che ha interpretato un ruolo più difficile anche se scontato.

In quanto al regista, Alessandro Angelini, è un esordiente. Un progetto ambizioso, ma, a parer mio mal riuscito, poteva concetrarsi su un progetto più alla portata... Dal punto di vista tecnico è fatto abbastanza bene: delle belle riprese, una bella fotografia e un bel montaggio; le musiche, invece, le solite palle per 'ste palle di film!

Sconsigliato se non per farsi del male.

venerdì, gennaio 05, 2007

Fascisti su Marte - Una vittoria negata


Avete presente l'Ottavo Nano oppure Avanzi? Vi ricordate il mitico Corrado Guzzanti quando interpretava il Gerarca Barbagli che ordinava ai sui suddetti, appena arrivati su Marte, di respirare? Ecco, tutto è diventato film grazie alla voglia di Corrado Guzzanti e Igor Skofic, i due registi. Guzzanti ha messo insieme questo film, dapprima un corto da 45 minuti, nel tempo libero, chiamando i suoi amici di set (Marco Marzocca, Lillo ecc...), tra un impegno lavorativo e un altro. Infatti nel film si vedono diverse accocianture e barbe fatte o non, sullo stesso attore e a distanza di pochi secondi. Ad aprire il film c'è ovviamente il simpatico tema di "Fascisti su Marte" e per i primi 40 minuti c'è solo una voce fuori campo, poi, pian piano comincia a integrarsi qualche dialogo da parte dei personaggi.

L'idea iniziale è ottima, solo che arrivati a metà film ci si perde un po'. Tra l'altro anche lo stesso Guzzanti ne ha sconsigliato vivamente la visione...

Il film ha ricevuto numerosi applausi alla festa del cinema di Roma, dove è stato presentato e il tempo di lavorazione del film è stato di, pensate, tre anni mezzo. C'è un piccolo cammeo della sorella minore di Corrado Guzzanti e alla fine del film un chiaro riferimento al governo precedente (Il Berluska) e comparto a un regime fascista, a parere mio personale, più che giusto!!!

Speriamo di rivedere presto i fratelli Guzzanti in TV , magari riaprendo un ipotetico Raiot... e perchè no, un sequel di questo film.

Consigliato vivamente a tutti!

giovedì, gennaio 04, 2007

The constant gardner


Questa volta parleremo di un film già uscito da un po' di tempo dalle sale cinematografiche.
The constant gardner. Fernando Meirelles c'aveva già dato un'ottima prova con City of God, ma questo film è decisamente più travolgente. C'è anche un bello stile di ripresa, un po' alla Paul Greengrass o alla Lars von Trier, ma forse ancora più sofisticata. Il tema è assai interessante, cioè la lobby delle case farmaceutiche. Dopotutto questo è un film inchiesta.
Devo dire che mi ha svelato un bel po' di cose che non sapevo a proposito dei metodi per testare i nuovi farmaci e, non dimentichiamoci che questo è sempre un film, però, se fosse davvero così, e io credo che lo sia, ci sarebbe da mettersi una mano sulla coscienza e reagire.
Onestamente non credevo che due attori come Ralph Fiennes e Rachel Weistz facessero film del genere, li vedevo su un obiettivo più commerciale. Invece due scelte azzeccate, lui soprattutto, per lei, forse, poteva andare bene qualsiasi altra attrice.

Il film ha anche un montaggio solido, perchè esso è costituito da molti stacchi tra flashback e tempo reale, ma il tutto si capisce perfettamente ed è questo che è importante.

Tornando al film: esso fa proprio vedere chiaramente lo sfruttamento delle "cavie africane", in realtà la storia d'amore che viene riportata sul manifesto del film è solo una scusa. Il finale è abbastanza prevedibile, cioè l'arrivo della signora morte, ma viene messo in scena abbastanza leggermente, nel senso che non c'è nessuno scontro all'ultimo sangue dove ci mettono 15 minuti a morire e con di sottofondo una musica melensa che ti viene voglia di suicidarti.

Il finale, o meglio la morte, è anch'essa riportata in un flashback, dove i gurriglieri africani, assoldati dalla casa farmaceutica che produce questa medicina chiamata Dayprax, semplicemente raggiungono il protagonista in una terra desolata e il colpo di fucile è implicito, nel senso che nel film non si e non si sente la fucilata; dopodichè, fine flashback e l'amico nonchè cugino della protagonista, al funerale di lui, sale sull'altare e fingendo di stare per leggere una lettura sacra, invece comincia ad enunciare l'indagine condotta dai due, sputtando davanti ai presenti il direttore e la stessa casa farmaceutica.

Questo è sicuramente un film da far girare in modo che la gente sappia. Mi è piaciuta molto l'idea di ambientare diverse scene d'azione su territorio africano perchè sembra di viverle ancora di più.

Che si può dire ancora...L'oscar a Rachel Weistz, direi meritato, peccato per Ralph Fiennes che non abbia ricevuto molti riconoscimenti, chissà, magari poteva essere lui il nuovo Bond...

mercoledì, gennaio 03, 2007

Il mio migliore amico


Questa volta tocca a quelli effeminati dei francesi a passare in rassagna. Bene.
Credo che Daniel Auteuil ci avesse dato più di una volta la prova che lui è un vero e bravo attore come si deve, peccato che a livello mondiale non abbia avuto molto successo.
Il tema principale del film è ottimo. L'amicizia. E' la storia di questo collezionista di opere d'arte abbastanza importante che una sera parlando con amici si rende conto che quando morirà aal suo funerale non ci sarà nessuno se non il prete. Così parte una scommessa con un amica: egli ha 10 giorni per trovare un amico, uno vero, un amico del cuore.
A questo punto entra in scena Bruno (Danny Boon), un tassista con il pallino dei quiz televisivi, sa un sacco di cose di cultura generale. Francois incontra Bruno un po' per caso e scopre che quest'ultimo ha un carattere molto aperto con gli altri, ma purtroppo, nonostante ciò, anch'egli non ha amici.
Francois decide di sfruttare Bruno in modo da poter vincere la scommessa con l'amica, ma alla fine Bruno se ne accorge e decide di rompere i rapporti con "l'amico".
Patrice Leconte ha scelto un tema non molto in uso nel cinema conteporaneo (chissà perchè), un tema assai difficile, ma devo dire che Leconte l'ha saputo trattare benissimo.

Il film riesce ad ammalgamare sia momenti di pura commedia, che momenti più seri e impegnati, finchè alla fine va a sfociare su un'altro argomento, cioè i soldi. Nel film, infatti, Bruno riesce a vincere un milione di euro a "chi vuol essere milionario" (peraltro il format francese è identico in tutto per tutto a quello italiano), chiedendo, però, aiuto "all'amico" Francois per riuscire a rispondere corettamente all'ultima domanda.

Diciamo che tirando le somme è un finale abbastanza "Happy Ending". Difatti i due riescono a ricostruire un rapporto, stavolta decisamente serio.
Si è scoperto un nuovo talento, Danny Boon, un attore assai giovane, ma con talento da vendere e come ho già detto, anche il regista alla stessa portata degli attori.

Ricordi I